La particolarità del libro sta nel portare alla luce la vita di un figlio cresciuto con un genitore affetto da disturbo mentale, insieme alle difficoltà a confrontarsi con il mondo reale quando in casa permane la sofferenza psichica, evidenziando la solitudine delle famiglie e delle persone di fronte alla sofferenza, anche in senso generico, tuttora presente per risorse non sufficienti dei servizi del SSN a farsi carico di loro.
Questo volume, scritto a più mani, costituisce sicuramente un utile manuale per medici, infermieri, psicologi e volontari che, quotidianamente, “vivono la morte” dei propri pazienti ed oltre a superare il proprio trauma, devono anche aiutare i familiari ad elaborare il lutto. Il testo, tuttavia, non è riservato solo agli addetti ai lavori, ma fornisce suggerimenti preziosi a chiunque si trovi ad affrontare l’esperienza della perdita di una persona cara.
“Cosa fa uno psicologo in un posto come questo?” viene chiesto a Giovanni Marchioro durante il suo primo giorno di lavoro presso il reparto di oncologia dell’ospedale dove ha preso servizio.
Rispondere dovrebbe essere facile per lui, ma in realtà non lo è affatto.
Innumerevoli pensieri affollano la sua mente ed insieme a questi un groviglio di riflessioni che non possono fare a meno di collegarsi a delle storie.
Arriva il momento in cui sia i bambini che gli adolescenti sono costretti a confrontarsi con il tema della morte, evento che tende, il più delle volte, a presentarsi improvvisamente, arrivando a sconvolgere l’ordine precostituito e consolidato, che sia l’ambiente familiare che quello sociale hanno tentato di erigere intorno a loro per proteggerli da tutti quei traumi, che una circostanza del genere può scatenare e mettere in atto.
In questo libro viene affrontato il tema del dolore inascoltato, sofferenza assopita e mai affrontata da chi ne è soggetto.
Il lutto è un evento che riguarda la vita di ognuno e che in molti casi viene superato senza danni rilevanti. Tuttavia può accadere che l’evento doloroso superi i confini della situazione stressante sfidando la capacità personale di far fronte alla sofferenza vissuta: non si riesce a dare un senso alla perdita subita o alla malattia che ci ha colpito e si entra così in una dimensione di patologia. Sono esperienze dolorose che, se non elaborate almeno in parte, diventano non integrabili nella nostra biografia assumendo le connotazioni di evento traumatico.
La perdita di qualcuno risulta essere esperienza comune a tutto il genere umano, infatti ciascuno nel corso del proprio cammino di vita è destinato a perdere una persona cara, ciò non solo a causa di una disgrazia o di una malattia come in alcuni casi, ma soprattutto perché questo è il ciclo naturale della vita, a cui ognuno di noi è soggetto.
La morte è un evento con cui tutti prima o poi siamo costretti a scontrarci ed in seguito a convivere ed è in quello stesso momento che per noi arriva il tempo di dover dire addio alle persone care.
Ognuno nel corso della vita può avere a che fare con la morte di una persona cara: pochi, però sono preparati ad affrontare in modo equilibrato un evento così doloroso. Con questo libro l’autrice, grazie alla sua lunga esperienza di terapeuta – e dopo aver vissuto direttamente la morte del marito- intende guidare il lettore nei meandri delle sensazioni, dei sentimenti negativi, degli ingiustificati sensi di colpa che si scatenano nell’animo di chi viene colpito da un grave lutto.
Roberta Cini, impegnata da anni come psicologa nelle cure palliative, con questo libro ci apre lo sguardo sui sentieri più nascosti di chi si trova a vivere una fase difficile della propria esistenza.
Il percorso evocato dal testo parte dalla descrizione del ruolo dello psicologo all’interno di un’équipe operante nelle cure domiciliari, per soffermarsi poi sui compiti di tutte le figure professionali e dei volontari coinvolti nell’assistenza al malato.
Mentre cresce la specializzazione nei diversi campi della medicina e si fa sempre più scientifico l’operare dei medici, grazie a protocolli, procedure e linee guida fondate sull’Evidence Based Medicine (EBM), si assiste ad una maggiore richiesta degli operatori sanitari di formazione sui temi dell’assistenza alla fine vita e della morte.
Il volume di M. Grazia Soldati risponde a queste esigenze, inserendosi in quel filone di pubblicazioni che si riferiscono al movimento delle medical humanities, che danno voce alle istanze di riequilibrio della pratica medica.