Terzo volume della collana “La comunicazione in Sanità”, il libro presenta gli aspetti più rilevanti della malattia terminale all'interno del rapporto con l'operatore sanitario; analizzando gli ambiti della sua professionalità e della sua formazione, il libro propone l'empatia come “mestiere” con valenza interdisciplinare. Vengono inoltre esaminati anche gli aspetti organizzativi delle strutture atte ad accogliere i malati terminali e a somministrare cure palliative, con particolare attenzione alla costruzione di team di lavoro che coinvolgano anche i familiari nel sostegno dei degenti.
Paula, nata il 22 ottobre 1963, è una ragazza felice, innamorata del marito, appassionata del suo lavoro. La sua è una vita semplice, che non ha niente a che vedere con quella di sua madre Isabel. Due donne, due destini diversi. Improvvisamente Paula si ammala di una malattia gravissima, la porfiria, che la trascina in un coma da cui non c'è ritorno. Isabel accorre al suo capezzale per cercare di trattenerla in vita, o forse per accompagnarla dolcemente verso la fine...
Due uomini, innamorati di due donne differenti, si ritrovano nella stessa drammatica situazione. Benigno è innamorato di Alicia e si prende cura di lei da quando è entrata in coma; Marco è innamorato di Lydia, torera, in coma dopo una sfortunata corrida. I due uomini reagiscono in modo diverso alla difficile situazione: Benigno è felice di passare tutto quel tempo accanto alla sola donna che abbia mai amato, certo di un suo prossimo risveglio, Marco è triste e depresso perché non può comunicare con Lydia e conoscere i suoi veri sentimenti.
"Medico e paziente danzano insieme. Si influenzano reciprocamente in un'eterna danza. Hanno bisogno uno dell'altro, e non si può descrivere uno senza l'altro.""Parole inutili. Parole che curano. Relazioni ferite. Relazioni che sostengono. Questo il quadrilatero simbolico nel quale agisce l'incontro tra un medico, o altro operatore sanitario, e un paziente. Salute, malattia, cura e benessere non possono prescindere dalla dimensione relazionale, nella quale l'informazione e la presa in carico efficaci del malato sono radicati in un incontro tra esseri umani.
Muovendo dalla critica a una visione tecnico-scientifica della malattia, questo lavoro si propone di offrire spunti di riflessione sulla possibilità di ridefinire la relazione terapeutica in un senso più adeguato alle richieste d'aiuto provenienti dalla persona che soffre. In quest'ottica, si sottolinea l'importanza di un approccio di tipo relazionale, che riconosce al malato un ruolo centrale nel processo di scelta, il che presuppone che si guardi alla persona malata nella sua unicità e contestualità.
"Ho attraversato il portone blu della Casa la prima volta nel novembre del 2000. Lo stabilimento accoglie solo i malati terminali. Sette mesi di incontri con i medici, i volontari, le famiglie, i malati, mi hanno letteralmente condotto ai 'confini del mondo'. Ho semplicemente cercato di testimoniare quello che ho visto: la delicatezza dei gesti e la qualità dell'attenzione, la violenza del tempo che passa troppo velocemente, la solitudine della notte, lo scoppio di una risata. 'Una casa ai confini del mondo' racconta delle storie. Ciacuna di queste storie, a suo modo, è una storia d'amore."