La vita cambia in fretta.
La vita cambia in un istante.
Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.
Il problema dell’autocommiserazione.
Ognuno nel corso della vita può avere a che fare con la morte di una persona cara: pochi, però sono preparati ad affrontare in modo equilibrato un evento così doloroso. Con questo libro l’autrice, grazie alla sua lunga esperienza di terapeuta – e dopo aver vissuto direttamente la morte del marito- intende guidare il lettore nei meandri delle sensazioni, dei sentimenti negativi, degli ingiustificati sensi di colpa che si scatenano nell’animo di chi viene colpito da un grave lutto.
L’autrice, psicologa esperta di tecniche di comunicazione, nonché docente di Comunicazione presso la Scuola post-universitaria per medici "Agorà" di Milano, parte dall’analisi dei meccanismi della comunicazione umana, verbale e non verbale, per poi passare ad esaminare le peculiarità della comunicazione sanitaria in ospedale, in ambulatorio e nel pronto soccorso.
Marie de Hennezel, psicologa e psicoterapeuta, con alle spalle anni di esperienza all’interno di èquipe di cure palliative, vuole, attraverso questo suo libro, porre l’attenzione su un argomento oggi molto dibattuto, l’eutanasia ovvero, secondo alcuni, la dolce morte.
"Che cosa significa oggi la parola ‘eutanasia’? Decisione di alleviare il dolore, decisione di interrompere trattamenti ormai inutili, oppure l’atto di provocare deliberatamente la fine di una vita, per porre termine a una sofferenza?"
Cosa succede quando un medico ed un filosofo si incontrano? Potrebbe essere l'inizio di un indovinello o di una barzelletta, ma non è così, questo è ciò che ha portato alla nascita di un libro in cui due uomini provano a confrontarsi su alcuni argomenti importanti di oggi, che, il più delle volte, al posto di incuriosire, spaventano.
Due donne si incontrano e iniziano a parlare. Sembra una cosa comune, anzi normalissima, ma che succede quando le parole di queste due donne iniziano a scandagliare a loro modo un argomento tanto profondo come la “perdita”?
Nasce un connubio, un filo logico attraverso il quale le parole si snodano e i pensieri iniziano a prendere corpo nel tentativo di far capire all’altro il proprio punto di vista.
Dopo aver inizialmente illustrato le interpretazioni storiche della relazione medico-paziente, Virzì delinea i tratti della relazione ideale per evidenziare, poi, alcuni difetti tipici che, nella realtà, ricorrono nel comportamento di medici e pazienti e che rendono difficile il loro rapporto.
A partire dalla critica ad una visione tendenzialmente tecnico-scientifica della malattia, l’autrice si propone di offrire spunti di riflessione sulla possibilità di ridefinire la relazione terapeutica in un senso più adeguato alle richieste d’aiuto, più o meno esplicite, provenienti dalla persona che soffre.
Parlare di inadeguatezza all’appello del sofferente ci permette di focalizzare l’attenzione sulle modalità ambigue del dibattito attuale in merito a problematiche di questo tipo.
Questo volume, scritto da un illustre medico palliativista e da un’antropologa esperta di ricerche qualitative, propone l’utilizzo di un approccio narrativo ed interpretativo allo studio della fase terminale della malattia; tale approccio si rifà esplicitamente alla fenomenologia ermeneutica e parte dal presupposto che le storie di malattia possono essere pienamente comprese solo se si prendono in considerazione le prospettive interne dei singoli soggetti coinvolti, la loro interpretazione di questa esperienza e la loro attribuzione di sensi e significati.
Il filosofo propone una lettura non convenzionale sul tema della morte, sulla quale - dice - "c'è solo da sapere che non c'è niente da sapere ".