La concezione normale della vita è realizzazione, gioia, soddisfacimento, in una dimensione che riguarda sì il trovarsi bene nel mondo e il benessere fisico, ma anche e soprattutto l'interiorità dell'essere umano. Ma il dolore è spesso presente nella nostra esistenza e, paradossalmente, tanto più nel momento in cui tendiamo alla realizzazione della nostra vita emotiva. Aprirsi alla ricchezza delle emozioni significa anche riuscire a vivere il dolore. Altrimenti ci troviamo nel deserto della noia, che è una sorta di vuoto interno, un'incapacità di provare sentimenti.
Questo volume introduce alla lettura di alcuni dilemmi morali in medicina, commentando circa settanta film e collegandoli a più di duecento altri. Di ciascuna pellicola principale, recensita in una scheda specifica, è sintetizzata la trama, evidenziato un gruppo di parole chiave ed offerta una breve analisi valutativa. L'autore, docente di bioetica, propone un itinerario narrativo per affrontare i dilemmi morali che segnano le storie di malattia.
Che cos'è la bioetica clinica? È possibile una consulenza etica individuale? E che rapporti ha con la psicoterapia? Chi può esprimersi sullo statuto ontologico dell'embrione? Come capire se una sospensione delle cure è una vera e propria eutanasia? Quali problemi morali solleva la fecondazione artificiale? Cattorini affronta in queste pagine alcune delle più delicate tematiche della bioetica esponendo il proprio metodo di lavoro, narrando casi specifici e proponendo l'inaspettata figura del Dr. Socrate.
Nell'amministrare la giustizia conta la legge scritta. Se facessimo delle deroghe al codice, non saremmo ingiusti? Diciamo che la giustizia deve essere uguale per tutti, ma forse non abbiamo mai riflettuto sul significato di questo principio: la legge per essere giusta deve essere applicata senza eccezioni. Ma la legge scritta dai parlamenti può contemplare ogni singolo caso umano? La legge è una macchina impersonale, che non guarda in faccia a nessuno. Eppure, per altro verso, proprio il fatto che la legge non guarda in faccia a nessuno, ci protegge dai soprusi dei potenti.
Nell'amministrare la giustizia conta la legge scritta. Se facessimo delle deroghe al codice, non saremmo ingiusti? Diciamo che la giustizia deve essere uguale per tutti, ma forse non abbiamo mai riflettuto sul significato di questo principio: la legge per essere giusta deve essere applicata senza eccezioni. Ma la legge scritta dai parlamenti può contemplare ogni singolo caso umano? La legge è una macchina impersonale, che non guarda in faccia a nessuno. Eppure, per altro verso, proprio il fatto che la legge non guarda in faccia a nessuno, ci protegge dai soprusi dei potenti.
Chi accompagna un malato terminale negli ultimi giorni della vita deve affrontare questioni etiche legate fondamentalmente al tema dell'autodeterminazione: quanto può e deve sapere il malato riguardo al proprio stato, come e quando bisogna informarlo, quali decisioni possono essere lasciate ai parenti. Si tratta di situazioni terribilmente complesse, che lasciano spesso nell'operatore sanitario la sensazione di non aver fatto tutto quanto era in suo potere per alleviare le sofferenze del malato e per rispettare la sua volontà.