Il libro è il risultato di un lavoro sulle esperienze delle malattie mortali dei bambini e sui loro risvolti psicologici ed etici condotto con giornate a carattere congressuale e seminari di approfondimento da parte di docenti e ricercatori appartenenti a discipline diverse della Medicina, della Psicologia, della Filosofia, delle Scienze Infermieristiche.
Aristotele assegnava alla medicina una priorità: "sedare dolorem", eliminare il dolore, fisico e psichico. Ancora oggi, però, i pazienti devono sopportare sofferenza umilianti e spesso invalidanti e la terapia del dolore appare ancora poco diffusa. Marco Pappagallo, docente alla New York University, tra i principali sostenitori della terapia del dolore, e Mario Pappagallo, suo fratello nonché giornalista del "Corriere della Sera", spiegano come sia possibile alleviare la sofferenza.
Marco detto "lo Smilzo" è sieropositivo. Ha conosciuto l'inferno della droga, la separazione dalla famiglia, le lunghe degenze, la discriminazione. Vivere faccia a faccia con la morte gli ha dato una nuova consapevolezza che sente il bisogno di condividere. L'occasione arriva quando, insieme ad altri sieropositivi, aderisce al progetto di isolamento terapeutico con un'équipe che comprende medici, psicologi, volontari e sacerdoti. Destinazione: un'isola del Mediterraneo, una base militare abbandonata, subito ribattezzata Isola di Utopia.
Quale senso dare al dolore? Come affrontare l'affievolirsi della speranza? Come vivere la sofferenza propria e di chi ci sta vicino? Ogni religione ha cercato di dare una propria risposta. Dall'Ebraismo all'Islam, dall'Induismo al Buddhismo, dalla spiritualità africana allo Shintoismo e alle tradizioni religiose giapponesi, questo libro raccoglie quanto la teologia e la pratica religiosa hanno elaborato - in secoli di storia e in luoghi geograficamente molto diversi - in materia di malattia, sofferenza, etica, medicina, lutto.
Lei è una donna di quarantacinque anni, portati niente male. Vita normale, marito, due figli, un lavoro nella pubblica amministrazione. Lui è un "bastardo" carcinoma infiltrante. Al colon. Lei lo scopre un giorno d'estate che sembra uguale a tanti altri e che invece è l'inizio di un viaggio che nessuno vorrebbe mai fare ma se ti capita allora è meglio affrontarlo come la protagonista di questa storia: con ironia, con uno sguardo dissacrante, con una incrollabile voglia di vivere.
Molte pagine di questo libro possono essere lette come un diario o come un delirio, una narrazione dove si confondono realtà e immaginazione, passato e presente, eventi gravi e futili. Si direbbe che l'autore abbia voluto concludere il discorso dei sui scritti precedenti esaurendo in una specie di trilogia un'esperienza di vita. L'inizio del racconto: "Giano ha cento anni e ha deciso di sedersi sotto un nespolo a contare i giorni senza più cedere alle tentazioni mondane. Gli sembra una decisione assennata e adeguata alle circostanze.