Molti di coloro che si occupano delle tematiche di fine vita parlano di cose che intuiscono ma di cui hanno solo esperienze “indirette”: cosa realmente “vive” e “sente” chi è consapevole di essere al limite, nel precario confine tra la vita e la morte.
Cosa percepisce il malato grave della lotta in cui s’impegnano i medici nel far fronte – e cercare di superare- i tanti eventi, preannunciati e improvvisi (e spesso implicanti interventi di assoluta emergenza) per cercare di strapparlo alla sua fine?
Arriva, prima o poi, per ciascuno di noi il momento di confrontarsi con il tema della morte e di pensare come questa sia la nostra compagna di viaggio, a volte tanto temuta e sgradita, altre attesa, quasi desiderata, un’amica che ci aiuta a ripercorrere, tramite i ricordi e le emozioni, il nostro cammino.
La vita cambia in fretta.
La vita cambia in un istante.
Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.
Il problema dell’autocommiserazione.
…Quando arriva il momento di dirsi addio restano le parole-talismano. All’uno o all’altra, Pauline bisbiglia:”Ti penso per tutta la notte!”…”Ti penso per tutta la notte” significa: la notte non è che uno tra i momenti del mio pensiero in cui ti prendo (non avere paura di niente) con me. E se lei dice: “Ti penso per tutta la notte”, io capisco: abbi fiducia, abbi fiducia: nessuna notte, mai, sconfiggerà il pensiero dove tu vivi con me.
Variazioni in forma poetica sul “tema” del dolore e dell’addio alla moglie morta per cancro.
Le parole ricercate, ritrovate, risuonate ancora una volta per lenire il dolore, colmare il vuoto dell’assenza per la morte, per ricomporre ricordi figure flash di vita passata e trascorsa insieme.
“Non è più dato. Uno solo è il tempo, una sola
la morte, poche le ossessioni, poche
le notti d’amore, pochi i baci, poche le strade
che portano fuori di noi, poche le poesie…” (pag. 13)
Il tempo rivisitato, altra e nuova dimensione, che preme nella sua provvisorietà e fugacità
Pauline muore a 4 anni per osteosarcoma con metastasi polmonari.
Papà Felix e Mamma Alice l’accompagnano sempre nell’ultimo anno di vita, tentando tutto ciò che la scienza medica propone perché la “bambina” viva ancora, cercando di ritardare il più possibile la morte, la dipartita.
“Non lasciarci, bimba bella, aspetta ancora un poco, hai tanta fretta? L’ultima partita prima di dormire, l’ultimissima, dai, per favore! Lo vedi, stasera sono io a chiedertelo. Non può essere già ora di andare a letto…”(pag. 311)
Un ponte tra la salute e la malattia, un continuum quindi della vita, nonostante tutto. I guai, gli attraversamenti della vita passano sotto il ponte.