Brett Shapiro, scrittore e giornalista statunitense, incontra nel giugno del 1990 Giovanni Forti, corrispondente dell'Espresso, che vive a New York con il figlio adolescente. Fra i due uomini nasce una relazione d'amore e dopo tre mesi decidono di vivere insieme con il bambino adottato da Brett; l'unione sarà formalizzata con un matrimonio secondo il rito ebraico rifor- mato. Nel libro, le voci di entrambi descrivono la vicenda di questa famiglia provocatoria e non tradizionale in cui si inserisce quasi subito un intruso: l'Aids.
Stiamo assistendo a una svolta drammatica nel rapporto tra medico e cittadino malato, che tradizionalmente richiedeva scienza e coscienza da parte del medico, fiducia e docilità da parte del malato. Oggi questo modello è messo in discussione da una cultura che ha cambiato i presupposti di fondo. Il paziente non è più un "povero cristo" da trattare benevolmente.
Il libro affronta le domande inquietanti e ineludibili che la malattia terminale e la morte in ambito medico pone: chi deve decidere?; su che cosa fondare un giudizio etico?; ci sono criteri per distinguere le decisioni moralmente accettabili da quelle che non lo sono?; quali le norme che devono guidare i comportamenti?; quale guida può offrire la spiritualità? E, prima di tutto, l'etichetta eutanasia può abbracciare situazioni diverse tra loro senza correre il rischio dell'ambiguità?