Il pianto antico, la lamentazione mediterranea e precristiana sui defunti, è il tema cruciale su cui Ernesto de Martino mette alla prova l'efficacia delle categorie interpretative elaborate nel "Mondo magico". L'esistenza dell'uomo primitivo è perennemente in bilico tra l'affermazione di sé e della propria presenza e l'universo della labilità in cui è costretto a vivere, dove tutto congiura per l'annullamento e la dissoluzione.
Arriva un momento nell'età adulta in cui si avverte il desiderio di raccontare la propria storia di vita. Per fare un po' d'ordine dentro di sé e capire il presente; per ritrovare emozioni perdute e sapere come si è diventati, chi dobbiamo ringraziare o dimenticare. Quando questo bisogno ci sorprende, l'autobiagrafia di quel che abbiamo fatto, amato, sofferto, inizia a prendere forma. Diventa scrittura di sé e alimenta l'esaltante passione di voler lasciare traccia di noi a chi verrà dopo o ci sarà accanto.
Il vero dialogo per divenire "pensiero condiviso" deve fondarsi sul rispetto delle posizioni altrui e sulla serena fermezza nell'esporre le proprie. La grande "scommessa" sulla convivenza compatibile si gioca tentando di far comprendere il proprio punto di vista ed impreziosendo, nei limiti del possibile, "ciò che unisce", ma anche non ignorando che intanto buona parte dei nostri simili vive nell'indigenza più assoluta.
Il volume ripercorre la storia di Cicely Saunders che ha dedicato la sua vita all'assistenza ai malati "terminali". Dopo una iniziale esperienza come infermiera e la laurea in medicina riuscì a creare in Gran Bretagna una struttura ospedaliera il St. Cristopher's Hospice, modello di iniziative simili. Il libro racconta la rivoluzione da lei compiuta sia in campo terapeutico sia in quello di una maggiore disponibilità e comprensione nei confronti dei malati terminali, della loro sensibilità e dei loro bisogni.
"C'è qualcosa che non va, ma il mio terrore per i dottori e le iniezioni di qualsiasi genere mi inducono a tacere e a non dare retta ai segnali di ribellione del mio corpo. E poi non voglio mettere in ansia la mamma." Comincia così la testimonianza di Barbara, che a soli dodici anni si ammala di tumore. Con coraggio e tenacia affronterà la chemioterapia per sconfiggere il linfoma di Hodgkin. Ma non le basta. È determinata a cercare l'aiuto che le serve anche al di fuori della medicina tradizionale e la madre la incoraggia in questa scelta.
"Di fronte al cancro e alle cure per il cancro, è difficile considerare la vita in termini di piacere. In certi giorni me ne sono stata letteralmente sempre a letto, in preda alla disperazione più nera, a guardare brutti film di fantascienza; ma per la maggior parte del tempo, il disegno dei fumetti è stato l'ancora di salvezza a cui mi sono aggrappata per affrontare l'esperienza di malata di cancro (oltre alla volontà di restare in vita il più possibile per mio marito e mio figlio, naturalmente).