Il volume illustra come ebraismo, cristianesimo e islam hanno cercato di rispondere al perenne interrogativo sull'esistenza della sofferenza, ricollegandosi al tema della libertà dell'uomo.
Coniugando il pensiero all'azione e andando alla radice di quanto viene concretamente realizzato per la persona morente, vengono offerte indicazioni su quello che oggi viene fatto in termini di assistenza medica, psico-sociale ed in senso lato esistenziale per chi soffre al di là di ogni ragionevole possibilità di guarigione ma non di speranza
Il libro si articola in due parti: nella prima vengono presentati e discussi i principali temi riguardanti l'origine e il significato della bioetica, si valuta la questione del rapporto tra "bioetica laica" e "bioetica religiosa", tra progresso scientifico e riflessione morale (esaminando le figure del pluralismo e del non cognitivismo etico), si delinea l'ampio dibattito che si sta svolgendo intorno alla nozione di persona. Nella seconda parte si affrontano questioni particolari, dalla fecondazione in vitro all'eutanasia.
Un tempo rappresentata come l'inesorabile mietitrice, oggi la morte, grazie ai progressi della medicina e della società, sopraggiunge quando siamo sempre più avanti negli anni. Questa circostanza ha cambiato il nostro punto di vista e così abbiamo scoperto che essa è sempre meno un imprevisto, quanto piuttosto una componente della vita stessa. Di conseguenza, i diritti e le libertà riconosciute ai vivi si devono estendere anche al loro trapasso.
Giornali e televisione ci parlano quotidianamente di guerre ingiuste e di delitti efferati, di emergenze sanitarie e di degrado ambientale, di encefalopatia spongiforme bovina e di OGM. Di fronte a tutte queste cose, che spesso sfuggono alla nostra comprensione, ci sembra di non poter far nulla. In più non ci rimane molto tempo per riflettere, presi come siamo dai ritmi del nostro lavoro: il mercato ci impone di correre sempre più in fretta, di essere efficienti e produttivi, di guadagnare sempre di più per mantenere un adeguato tenore di vita.
In questo saggio James Rachels esamina le idee e le assunzioni che stanno alla base di una delle più importanti regole morali, quella che vieta di uccidere. L'uccisione di un essere umano solitamente è condannata, ma in alcuni casi l'etica medica permette alcune significative eccezioni. Esiste il mero vivere in senso biologico e l'avere una vita dotata di significato. E la deontologia medica considera una eutanasia attiva e una passiva.
Il divieto di porre fine alla vita dei propri pazienti, o di prestare aiuto al loro suicidio, è uno dei temi più antichi e rispettati precetti della deontologia medica. Il libro di Reichlin analizza le radici filosofiche della cosiddetta "teoria della sacralità della vita" e discute in dettaglio sia le ragioni di chi considera questo paradigma morale filosoficamente inconsistente, sia di chi lo ritiene ancora proponibile.
Viviamo in una società satura di diritto, di regole giuridiche dalle provenienze più diverse, imposte da poteri pubblici o da potenze private. Negli ultimi secoli infatti il campo di esercizio del diritto si è via via esteso, inglobando questioni affidate un tempo al governo della religione, dell'etica, del costume, della natura.