Se fossi una poetessa, dedicherei un'ode alle donne che sono andate a lavorare all'estero... se fossi una scultrice scolpirei nella pietra la “madre straniera”. Ma sono solo una madre, una madre come tante, lontana da tutto ciò che per lei è più caro e prezioso. Non mi resta che scrivere a voi, miei cari figli, e andare avanti per le strade della vita...
Lilia Bicec, giornalista moldava, lascia la sua terra per la povertà, disperazione e disoccupazione dopo il crollo dell'URSS.
Nel presente volume, l'Autore analizza la posizione tradizionale del cattolicesimo riguardo la vita - teoria secondo la quale la vita di ogni singolo essere umano innocente è da considerarsi sacra, in quanto dono di Dio -, posizione comunemente accettata dalla maggior parte delle persone nel mondo occidentale, e ne dimostra l'insostenibilità secondo una morale che non sia imposta da un'entità ultraterrena.
In questo breve saggio, il filosofo inglese nota come l'idea che l'essere umano si fa a proposito della morte sia più terribile della morte stessa.
Negli uomini comuni 'la vendetta trionfa sulla morte, l'amore l'ignora, l'onore aspira ad essa, il dolore le si protende, la paura l' anticipa...' (pagina 13). Negli 'spiriti eletti', l' arrivo della morte non causa su di loro 'sensibili cambiamenti'.
'Il morire – conclude Bacone – è tanto naturale quanto nascere', specialmente se il morente abbia raggiunto in vita '...obiettivi e prospettive meritevoli'.
Giorgio Di Rienzo, critico letterario, giornalista de Il corriere della sera, muore il 23 luglio 2011 dopo quasi un anno e mezzo dalla diagnosi di adenocarcinoma polmonare. Il libro, narrativo autobiografico, ci conduce lungo il percorso di malato, con “permessi di soggiorno” di tre mesi, rinnovati ogni volta che una PET o una nuova chemioterapia permettono al suo tumore di non accrescersi; la narrazione è focalizzata sul rapporto con la nipotina di 8 anni, Teresa alla quale dedica la prima pagina del libro sotto forma di lettera, che gli permette di sostenere la pesantezza e gli effetti collaterali delle terapie grazie alla leggerezza, alla solarità, alla curiosità della giovane nipotina, per la quale inventa storie e si ritaglia momenti di dimenticanza del suo stato, fino a riscoprire insieme la gioia di giocare a basket, principiante Teresa, collaudato giocatore da giovane Giorgio.
Una vita segnata dal dolore fin dalla più tenera età – la perdita della madre a 9 anni e del fratello maggiore a 13. Un lungo pontificato caratterizzato dalla sofferenza - basti pensare all' attentato subìto nel 1981.
Durante i 27 anni sul trono di Pietro, Papa Giovanni Paolo II è sempre molto attento ai malati, anche terminali, in primo piano mettendo sempre la loro dignità.
Un libro,agile nella lettura ma molto intenso nei contenuti, scritto da due autorevoli autori-un teologo, il Cardinale Martini, e un medico-chirurgo dei trapianti, il prof. Marino, che affrontano varie tematiche connesse ai diritti delle persone. Spesso appaiono, attraverso i media, conflitti che sembrano insanabili tra il mondo cattolico e la comunità scientifica specialmente in campo sanitario, ma Martini e Marino, attraverso i loro incontri avvenuti tra il 2006 e il 2011, ci propongono un metodo dialogico che si pone in ascolto degli interrogativi delle persone, affrontandoli in modo non dogmatico.
Mauro Ferrari, laureato in matematica, insegna all' Università della California. E' sposato, ha tre figli. Conduce una vita piena e felice, fino a quando la moglie si ammala di cancro e muore in breve tempo a soli 34 anni. Per il matematico italiano è un duro colpo. L' accaduto lo fa riflettere sulla sofferenza e sul suo significato e, da religioso praticante, capisce ed accetta che il dolore “...è uno strumento a nostra disposizione per trovare la giusta rotta, per compiere il precetto [divino]” (pagina 211).
Ferrari decide quindi di dedicarsi allo studio della medicina allo scopo di sconfiggere il cancro, la malattia che gli ha portato via la donna amata.
L' idea del libro nasce da un'esperienza vissuta dall' Autore stesso. Suo padre, volontario nella Grande Guerra, torna a casa con un aneurisma all'aorta. Si tratta di una patologia gravemente invalidante, non operabile con i mezzi disponibili all'epoca. Per tutta la vita l'uomo sarà afflitto da periodici dolori, talvolta molto forti; il suo stato di salute condiziona inevitabilmente la vita di tutta la famiglia.
Il coraggio di una donna la quale, per amore del marito, accetta di lottare con lui affinché egli ottenga il diritto ad una morte opportuna.
E dopo la morte di Piergiorgio Welby, Mina Welby (Wilhelmine Schett) prosegue da sola la lotta a tutto campo (lotta politica, umana, giuridica e sociale), iniziata con il proprio compagno di vita, perché venga riconosciuto a tutti i cittadini italiani il diritto ad una vita dignitosa e ad una altrettanto dignitosa morte. Ad una morte opportuna.
Il dolore è un'esperienza privata, incomunicabile. Lo si esperisce in completa solitudine. 'Eppure del dolore si parla' (pagina 10): chi soffre ricerca la con-passione dell'altro, la partecipazione dell'altro da se alla propria sofferenza interiore; perché chiunque nella propria vita ha conosciuto il dolore, avendolo provato su se stesso.
Il dolore, inesprimibile, necessita di un linguaggio con il quale palesarsi: al di là delle parole, servono delle maschere atte a rappresentare tutta quella gamma di sensazioni ed emozioni provocate dal dolore in tutto il suo manifestarsi.